Io questa storia l’ho già raccontata in un post di qualche tempo fa ma son troppo vecchio per ricordare e allora la ripeto come all’inizio di quel libro di Huxley.
La ricetta cambia però, lo fa tutte le volte.
E la ripeto perché dentro di me è vivo in una maniera che bolle e ribolle il sapore sgradevole di melanzane amare e le bucce che non si riusciva a masticare.
Ribolle il disperato tentativo di cercare capperi o fette di salame piccante o fili di peperoni in mezzo a quell’eccesso di sugo melmoso amaro di melanzane mal spurgate e il bisogno di lasciare sul piatto gran parte di quel buglione informe e senza senso che quella disgraziata della cugina di mia madre le insegnò a cucinare e che dovetti mangiare per almeno sei cene in un anno.
Allora l’ho rifatta eliminando tutto quanto mi creava ribrezzo e rendendola più adatta a me e al mio gusto. Mi è venuta bene e allora finisce qui e se vi interessa la rifate altrimenti siete uguali a lei, alla cugina di mia madre.
- 1 peperone di ogni colore disponibile (quindi 3)
- 1 costola di sedano
- 1 grossa cipolla bianca
- 2 spicchi di aglio
- 4 o 5 cucchiai di olio extravergine
- 1 manciata di capperi sotto sale
- 6 o 7 foglie di basilico
- 3 acciughe dissalate e private di lisca e pinne eventuali (6 filetti lavati)
- peperoncino o salame piccante
Pulire i peperoni e tagliarli a quadratini di meno di un centimetro. Tritare finemente anche il sedano.
Scaldare l’olio a fuoco medio e aggiungere peperoni e sedano.
Quando cominciano ad appassire aggiungere la cipolla e far andare a fuoco medio fin quando non sarà quasi appassita ogni verdura.
Abbassare il fuoco e aggiungere l’aglio schiacciato.
Cuocere fin quando non sono ben appassite tutte.
Togliere dalla padella e sciogliere nell’olio le acciughe magari aiutandovi con un cucchiaio di acqua della pasta.
Riunire le verdure ed il basilico spezzettato, regolare di sale e di piccante. Ora che è ancora tiepido aggiungere le fettine di salame se le volete mettere e sicuramente i capperi ben dissalati.
A me piacciono con la pasta all’uovo non come mia madre e quella cugina che mi ci facevano pasta di grano duro. Fecero anche le chiocciole quelle fetenti.
Però ora che le ho fatte tenendo loro in testa mi sento di perdonarle. Forse.