Pulezze rifatte (Cime di rapa o friarelli)

Quest’anno è parecchio rigido come inverno e sono contento di questa cosa. Son nato d’inverno e mi piace il freddo.

Perché quando è freddo le pulezze (dalle mie parti si chiamano così) perdono quell’amaro che troppo spesso tira fuori il sapore del tabacco, quell’amaro impossibile da levare e buttar giù che proprio non mi piace.

Ricordo difatti, quando ero piccolo, che le chiedevo spesso (le pulezze) e mia nonna mi diceva “Non si fanno che tanto un son bone che ‘l freddo unn’è arrivato”. Come il cavolo nero che rimane duro.

Capita invece di trovare quell’amaro anche in prodotti in barattolo spacciati come “di grande livello” e che invece sono semplicemente immangiabili nonostante gli abbinamenti e le lavorazioni successive.

Quando si mangia la carne poi, a me, piace la verdura verde rifatta.

Pulezze rifatte

Si lessano le pulezze, diciamo abbastanza per averne 800 grammi 1 chilo facendo attenzione ad eliminare le parti troppo legnose.

In 6 o 7 cucchiai di olio extravergine di oliva si mette un paio di spicchi di aglio schiacciati e 100 grammi di pancetta tesa tagliata sottile e poi a listarelle grandi.

Si fa diventare croccante la pancetta e si toglie assieme all’aglio che avrà profumato l’olio.

In quell’unto si mettono le cime di rapa lessate, strizzate fortissimo e battute bene al coltello.

Si saltano aggiustandole di sale e si servono con sopra la pancetta croccante.

La morte sua è la carne di maiale ma anche appoggiate sopra una fetta di pane leggermente abbrustolita.

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