Oggi è il 25 aprile, un giorno di felicità e memoria.
Ma mi sento malinconico vedendo le facce di vecchi partigiani, di giovani che provano a cantare “Bella ciao” ignorati dai nuovi politici. Ma è una linea di tendenza che ormai prosegue di anno in anno aumentando spaccature, lo so perché ogni anno lo vedo.
E nonostante tutto penso a cose importanti che però oggi, mi paiono futili, la mia gioventù e il cibo, la ristorazione. Son ripieghi lo capisco ma mi è venuta così.
Penso a come ci guardiamo come fossimo sconosciuti con i vecchi compagni di squadra (persone con cui abbiamo fatto sport assieme), gente con cui ho condiviso dieci anni di vita e di passione, e ci salutiamo con fretta nonostante – me lo sento dentro e lo leggo nelle loro facce – ci sia un po’ di voglia di fermarci a raccontarci qualcosa. Ma poi ciascuno prosegue per la sua strada.
Le pizze dopo ogni partita del sabato sera, i turbamenti sessuali per le ragazze della squadra femminile (e per le loro avversarie) che guardavamo prima giocare e poi – attraverso buchi strategici nelle vetrate smerigliate – mentre facevano la doccia, le giornate passate assieme, le vittorie e le sconfitte. Altri che non ci dissero mai che in realtà avevano voglia di stare con noi, che erano innamorati di noi.
E il perdersi non è stata colpa della mancanza di cellulari o social network ma è avvenuta così, lenta ed inesorabile.
Così, tutta questa passione per il cibo e per gli chef, tutte queste manifestazioni dove si parla di tante cose. Libri su libri e sferificazioni su sferificazioni e poi…
Che resterà quando tutto questo finirà? Sicuramente arriverà altro e ripartiremo un’altra volta. L’unica certezza, almeno in questo caso certezze esistono, sono i ravioli e la carne sulla brace. Di sicuro ci sono solo le tagliatelle e la pizza.
Tutto il resto è divertimento di una sera, grande divertimento, ma pur sempre cene o pranzi da una botta e via.
ps. Non voglio rileggere quello che ho scritto sopra, non so se ha senso.
Buon 25 aprile a tutti