Pascale scrive bene, scorre tutto e scorre veloce. Come lui stesso ammette il suo mestiere è la scrittura ed usa parole importanti: “… per mestiere mi occupo di parole, le mie e quelle degli altri, e cerco di fornire a queste un ordine, una struttura, una forma, un senso.“
Tratta argomenti delicati e, come in altri libri presentati in questo blog, mette in relazione la nostra frequente paura del progresso per quanto riguarda il cibo.
Traduce così documenti e ricerche che per molti, me compreso, sarebbero di difficile digestione applicando uno stile narrativo agile e familiare.
Affronta il tema di come in realtà tutta l’evoluzione alimentare sia storia di controllo genetico dell’uomo su vegetali ed animali.
Le generazioni che s’intrecciano, l’evoluzione del pensiero e della tecnica con quest’ultima che spesso viaggia più veloce del primo lasciandoci spiazzati e non dando tempo di metabolizzare le cose.
Non saprei dire se il libro è scorretto come ha scritto qualcuno. È ragionevole. Pascale sussurra all’orecchio dei lettori parole di fiducia verso il progresso, argomenta, giustifica e non ha la pretesa di far cadere giudizi come macigni.
Pane e pace
Il cibo, il progresso, il sapere nostalgico
Antonio Pascale
Edizioni Chiarelettere, 2012
ISBN: 978-88-6190-297-8