A sera, tornando a casa dal lavoro, è purtroppo già ora di cena. Forse c’è stato modo, sempre più raramente, di fermarsi a fare due chiacchiere con gli amici e bere un bicchiere insieme.
Entro nel portone e parte la girandola di odori provenienti dalle cucine dei vicini. Vivo in un piccolo condominio e purtroppo siamo tutti italiani. Quasi. La signora di origini statunitensi ha spesso ospiti ma gli odori che provengono da casa sua li conosco tutti (la lunga permanenza in Italia l’ha privata del tex-mex). L’unica eccezione è quando prepara l’apple pie e si diffonde un forte odore di cannella, burro e zucchero caramellato.
Per il resto: brodo, carne ai ferri o in padella, pesce, fritto e tutta quella gamma di odori che tutti ben conosciamo. Si riescono a capire i sapori, chi sa cucinare o meno.
Nella società interculturale molti condomini possono godere di vari profumi che in molti chiamano puzza. Una mia parente e molti ragazzi che quotidianamente incontro tirano fuori un astio incredibile nei confronti di quei profumi sconosciuti e intensi*.
Nel palazzo attaccato a quello nel quale lavoro, condividiamo un prendi luce, vivono una famiglia magrebina ed una indiana e spesso, fin dal primo mattino, riusciamo a sentire l’odore delle spezie che utilizzano nella loro cucina. Alcuni colleghi fanno espressioni schifate.
Io annuso. Ma è possibile che sia assuefatto agli odori forti di prima mattina (mio nonno divideva con me il tavolo della colazione durante la mia infanzia: io latte e biscotti, lui il lesso avanzato della sera prima. Sul fuoco bolliva una pentola lurida piena della sbobba che avrebbe dato ai suoi cani da caccia)
Quando vado a trovarla, la mia parente citata poco sopra, mi capita di affermare che provo molta invidia per lei. Lei mi guarda sconcertata e asserisce che lo dico solo perché non vivo in quel palazzo. Possibile, ma mi conosco troppo bene. Io vorrei essere invitato da loro, conoscerli per condividere cibo che non conosco o che ho assaggiato nelle troppe versioni arrangiate che si trovano nei ristoranti qui da noi.
*Alcuni ragazzi indiani, ma anche altri di altre nazioni mi hanno confessato che per loro era lo stesso all’inizio della loro permanenza in Italia. Fetore di sughi e brodi, sapori insignificanti o consistenze. Poi col tempo…